Il Paese delle meraviglie, credo che sia la definizione più appropriata per un mosaico di paesaggi spettacolari che scopriremo lentamente, con i ritmi di questa terra, assaporandone il gusto e l’intensità in ogni istante di questo viaggio.
Partiamo da Lima l’antica città dei re, dove stupisce la ricchezza monumentale che rivela pagine di un storia affascinante celebrata anche dai maggiori scrittori peruviani. Siamo nel quartiere di Miraflores. Huaca Pucllana, centro cerimoniale della cultura Lima, sviluppatasi lungo le coste centrali del Perù tra il 200-700 dC. Interessante questo “cane nudo peruviano” razza antichissima che si perde nella leggenda, caratterizzato oltre al fatto di essere senza pelo, dall’avere una temperatura corporea di 40°.
Plaza de Armas sede storica degli edifici del potere, con la Cattedrale ed i vari palazzi: del Governo, del Municipio e Arcivescovile.
Siamo nel Museo Nazionale di Antropologia e Archeologia di Lima. Questi monoliti provengono da un importante centro cerimoniale a 3000 metri di altitudine in una valle della Cordigliera Bianca. Considerata uno degli esempi più raffinati della civiltà Chavin ad ora conosciuti, le linee che formano il disegno possono essere interpretate a seconda della posizione da cui viene osservata l’immagine. L’immagine mostra una terrificante divinità che impugna due bastoni e con gli occhi che guardano verso il copricapo formato da serpenti.
La stessa immagine, capovolta, appare differente: il copricapo diventa zannuto e sorridente mentre il volto della divinità si è trasformata nel muso di un rettile, anch’esso sorridente.
Recipienti in terracotta plasmati dai vasai della cultura Nazca.
Tessuti eccezionali per raffinatezza di lavorazione e per fantasia cromatica.
Il Lanzon è il nome dato alla statua più importante dell’antica cultura Chavìn proveniente dagli altipiani centrali peruviani. Questa è una copia dell’originale presente nel centro cerimoniale e religioso di Chavìn de Huantar, perno che collega il cielo, terra e inferi. Posizionata all’interno dell’edificio , il forte impatto visivo e psicologico della scultura è veramente notevole.
Ad un’ora di navigazione dal litorale di fronte a Pisco, a circa 200 Km da Lima, si trovano le isole Ballestas. Siamo partiti con una lancia dal porto di Paracas. Appena partiti troviamo il “Candelabro”, realizzato dalla cultura Paraca 200 anni prima delle linee di Nazca ed utilizzato dai marinai per l’orientamento.
All’orizzonte un gruppo di rocce emerge appena visibile in lontananza. Nelle isole è vietato approdare, centinaia di cormorani e pellicani volano liberi, i pinguini nuotano con agilità e decine di leoni marini si rilassano sulla spiaggia di ciottoli. Le pareti rocciose mostrano qua e là delle macchie biancastre maleodoranti, escrementi degli uccelli marini, una risorsa economica per il Perù in quanto viene venduto come fertilizzante in tutto il mondo.
Nazca
Misteriose figure geometriche, enormi figure tracciate con estrema precisione nel mezzo del deserto della costa peruviana: un condor, una scimmia, persino una figura umana denominata “L’astronauta” per via del suo copricapo simile ad un casco. Mi è chiaro come furono realizzati, ma il loro significato per me rimane un mistero, al contrario di ricercatori di fama mondiale che hanno formulato molteplici ipotesi……ma alla fine restano solo ipotesi: a cosa servivano quelle enormi figure nel deserto? Perché sono visibili solo dall’alto? Quale era il loro scopo ? ………………domande senza risposta.
Oasi Deserto di Nazca
I villaggi intorno al deserto dei Nazca si presentano come incredibili e inaspettate oasi lussureggianti. Qui con “dune buggy”, vetture in grado di muoversi agevolmente, andiamo a divertici tra le dune del deserto.
Strada per Arequipa
Ci dirigiamo verso Arequipa attraversando passi montani altissimi. Qui il tempo si è fermato ……….. forse un milione di anni fa? Infinite distese rocciose e gole sconfinate. I panorami si allargano e si dilatano all’infinito, con colori stupendi grazie anche alla rarefazione dell’aria. Siamo sulla famosa carretera panamericana.
Una regione che offre diversi microclimi dove è possibile coltivare frutti tropicali a bassa quota ma che raggiunge anche altitudini elevate arrivando a sfiorare passi a 6000 metri.
Branchi di alpaca, lama,vigogne allo stato brado, vivono liberi come i condor, cervi e puma andini. Attori che ci accompagnano facendo da sfondo a questo palcoscenico.
Oggi una delle maggiori risorse economiche, soprattutto in queste zone, è il turismo. Lungo la strada capita di vedere nelle piazzole di sosta abitanti di villaggi intenti a vendere i loro prodotti artigianali.
La città è un giardino punteggiato di architetture coloniali, situata a 2325 metri sul livello del mare, circondata dal deserto e protetta dalle montagne. Arequipa può contare su una ottima qualità della vita, il terreno fertile grazie ai vulcani consente 3 raccolti annui, aria pura di montagna, cieli limpidi e sole tutto l’anno. Ma nonostante il notevole sviluppo urbano, il centro storico mantiene un’incredibile atmosfera di villaggio con ritmi di vita lenti, l’impressione è una classica città vivibile a misura d’uomo ricca di ristoranti, taverne e luoghi di ritrovo dove la gente si ferma volentieri a fare due chiacchiere. La classica Plaza de Armas che contraddistingue tutte le cittadine di questo paese, con la cattedrale sullo sfondo.
La chiesa gesuita di La Compania, uno degli esempi più classici del Barocco meticcio. Il materiale utilizzato per questo e per tutti gli altri edifici coloniali di Arequipa è il “sillar”, pietra bianca vulcanica che sotto il sole andino assume una tonalità cromatica molto rilassante, che è apprezzata soprattutto in campo edilizio e è molto resistente alle scosse sismiche.
La città di Arequipa conta più di un milione di abitanti. Qui gli unici grattacieli sono le vette dei vulcani che si stagliano imponenti dietro ogni scorcio cittadino.
Condor pass
Arequipa è il punto di partenza per itinerari mozzafiato, tra questi i due canyon più profondi del mondo. Uno di questi è il Colca il quale ospita un paesaggio onirico, qui con un po’ di fortuna si possono incrociare lama o alpaca e tra i vari sentieri si incontrano delle montagnole di pietra, con le quali gli indigeni chiedono agli dei il permesso di proseguire il viaggio. Qui i primi Inca utilizzarono la valle per la sua conformazione particolare come avamposto lungo il cammino alla conquista dell’ovest. Tremila anni dopo gli spagnoli concentrarono qui la popolazione in 14 villaggi tutti caratterizzati dalla piazza d’armi e dalla sua chiesa bianca. Il passo del condor si trova a 3000 metri, e qui si può ammirare il maestoso volo del condor. Con un’apertura alare di quasi 4 metri può alzarsi fino a 7000 metri e superare con facilità la cordigliera andina. Questo uccello nelle civiltà precolombiane era considerato una divinità e guidava le anime al cielo.
IL Dio del sole pianse riempiendo il lago Titicaca……… racconta la leggenda. Pochi sono gli spettacoli naturali paragonabili al lago Titicaca, un lago misterioso ricco di isole, storie e leggende, un mare che fu la culla della cultura Tiahuanaco, un popolo dalla religione misteriosa che lasciò una forte eredità architettonica e vide nascere la civiltà Inca. Partiamo dall’imbarcadero di Puno con un battello diretti all’isola Taquile, con una fermata alle Islas Flotantes abitate dagli Uros, comunità da sempre legata alla vita lacustre. Qui comincia un viaggio a ritroso del tempo che ci porta a visitare isole artificiali formate da un giunco acquatico che gli Uros intrecciano con una incredibile abilità millenaria, e con lo stesso sistema creano formidabili imbarcazioni e capanne in cui vivono. Passano tutto il giorno a pescare, cacciando uccelli e raccogliendo piante lacustri commestibili.
Questo incredibile paesaggio onirico mi è difficile trascriverlo letteralmente in poche righe e non riuscirei lontanamente a descrivere i colori unici di questi luoghi. L’unico traffico che incrocio è quello dovuto a qualche carro trainato da cavalli. I viottoli in pietra, le case grigie con le loro piccole divinità in legno attaccate alle porte, raccontano di tempi lontani e di ritmi di vita dettati dai capricci della terra, dalle semine e dai raccolti immutati nei secoli. Questo mondo fatato dovrebbe essere visitato da tutti almeno una volta nella vita e ci si potrebbe accorgere che in fondo in fondo la nostra continua ricerca del di più, di questo benessere strisciante dettato da un consumismo sfrenato, ci ha fatto perdere di vista i veri valori per qui valga la pena vivere e di essere orgogliosi di noi stessi.
Bolivia
Il 18 dicembre 2005 Evo Morales ha vinto le elezioni presidenziali in Bolivia, diventando il primo capo di stato indigeno nella storia del paese. Leader del movimento dei cocaleros, che difende i diritti dei coltivatori di coca. Approvata la nuova costituzione nel 2009 che vieta la privatizzazione delle materie prime del paese è stato confermato per un secondo mandato. Il suo principale obbiettivo è dare più potere alla maggioranza indigena da sempre ai margini della politica. La sua principale riforma riguarda l’accesso all’istruzione e alla sanità gratuita. Nel 2008 il governo ha annunciato la scomparsa dell’analfabetismo, ma la Bolivia rimane sostanzialmente una delle nazioni più povere del Sudamerica anche se la strada intrapresa è quella giusta e grazie anche alle ricche risorse strategiche come il litio che abbonda in vaste zone e che potrebbe in pochi anni compensare il gap che la divide dagli altri stati confinanti. Che dire……forza Morales, io sono con te.
Partiamo in direzione della frontiera boliviana costeggiando il lago Titicaca. Grazie alla giornata stupenda il viaggio, nonostante la distanza notevole, ci appaga con degli scenari panoramici molto rilassanti e suggestivi dove per km e km viaggiamo in compagnia del lago e come sfondo le vette andine.
I vecchi posti di frontiera si assomigliano tutti. Una volta arrivati sul posto salutiamo il nostro autista che ci verrà a riprendere al ritorno e, sbrigate le formalità burocratiche, andiamo alla ricerca del nostro autista boliviano. Per il resto come in tutti i posti di frontiera in questa parte del modo tanto esercito e tanta povertà.
La città-tempio di Tiahuanaco fu il primo centro urbano e cerimoniale della regione Andina, famoso per le sue porte monolitiche e per le sculture in pietra megalitiche. Tra i complessi architettonici principali vi è questo recinto quadrato delimitato da monoliti scolpiti che racchiude i resti di una costruzione alla quale si accede da una scalinata in cui le mura sono decorate con sculture a forma di teste umane.
La più significativa testimonianza della cultura di Tiahuanaco è la Porta del Sole che immette nel recinto dei templi e domina il paesaggio. Opera monolitica ricavata da un blocco di ardesia grigia durissima. Decorata con un fregio scolpito a bassorilievo che si suppone rappresenti Viracocha. E tutt’oggi in questo luogo si effettuano sacrifici animali retaggio di riti ancestrali al riparo da occhi indiscreti.
Altra scultura tra le più note è quella denominata “pietra principale”.
Monolito denominato Ponce dal nome del suo scopritore.
Il Kalasasaya era in origine una grande piattaforma elevata di forma rettangolare racchiusa in un muro di pietra levigata.
La grande piramide a gradini di Akapana era il centro della città ed è risultata essere completamente opera dell’uomo e non una collina naturale rimodellata.
Strada per Cuzco
Partendo da Puno in direzione Cuzco attraversiamo paesaggi stupendi con passi montani altissimi.
Siamo nella valle di Cuzco e ci fermiamo nel sito archeologico di Raqchi con il tempio di Viracocha, enorme struttura a due piani composta da finestre e porte fiancheggiata su entrambi i lati da colonne.
Caratterizzato dalla solita struttura lavorata in modo particolare.
Sul limite di questo prato situato a fronte del tempio ora utilizzato per l’agricoltura vi sono vasche per bagni cerimoniali simile ad altri siti importanti in tutto l’impero.
Alloggi adibiti per gli amministratori e sacerdoti del tempio.
Tra le nevi perenne della Cordigliera Andina con le sue creste vertiginose, circondata da montagne alte più 6000 metri, si nasconde la capitale di quello che fu l’impero Inca: Cuzco. La bella Plaza de Armas, tra chiese barocche, palazzi nobiliari e possenti baluardi militari nella città più antica d’America, strega con i suoi archi e le sue facciate coloniali anche se ricoperte da insegne pubblicitarie che annunciano internet cafè o negozi di souvenir.
Secondo la tradizione il punto in cui sorse il primo edificio costruito dal primo Inca si trova nel Coricancha o “recinto d’oro”, quartiere destinato agli edifici di culto tra i quali il Tempio del Sole sulle cui rovine sorge la chiesa di S. Domenico, ed altri Templi decorati pesantemente con lamine d’oro (secondo i resoconti gli ispettori spagnoli aggregati alla conquista).
Un tratto delle originarie mura Inca di Cuzco, caratterizzata dal perfetto assemblaggio dei blocchi di ardesia e diorite.
L’arco di Santa Clara venne commissionato nel 1835 per festeggiare la confederazione tra due paesi Perù e Bolivia, che durò appena due anni, costellata da crisi di tutti i tipi. L’omonima chiesa ha la particolarità, riscontrata in tante altre chiese, di essere interamente rivestita di specchi, un tempo impiegati dai sacerdoti per attrarre gli indios a partecipare alle messe. Questa strategia era adottata in tutto il Sudamerica da missioni cristiane che, a partire dal 1500, per attirare con più facilità nuovi adepti, sostituivano i riti pagani locali con festività cristiane similari.
Stonano le centinaia di turisti che affollano questi luoghi tutti i giorni e le decine di bambini che li prendono d’assalto nel tentativo di vendere qualche cartolina. Il turismo di massa ha cambiato questi luoghi trasformandoli nel luogo turistico più visitato del Perù e questo purtroppo è un peccato. Ma nonostante tutto se non ci si limita a guardare l’aspetto esteriore ci si può accorgere a sorpresa che il cuore del mondo Inca batte sempre, il Quechua è vivo tra i discendenti dei figli del sole e le donne portano, come sempre, i piccoli sulla schiena. Il sorriso amichevole degli indigeni rallegra le strade invase da turisti………………..che poi per fortuna scompaiono nelle zone archeologiche di Machu Picchu.
Tra le opere più grandiose degli Inca la fortezza dei Sacsayhuaman, che tradotto significa “aquila reale”, è situata su un’altura che domina la città di Cuzco ed era il maggior complesso difensivo dell’impero. Esso si presenta con un triplice ordine ciclopico di mura, ravvicinate e sovrapposte a terrazze.
Queste straordinarie costruzioni megalitiche che stupiscono per le notevoli dimensioni, rimandano ad una architettura “particolare” che assomiglia, come vedremo, a strutture già viste in altre parti del mondo………..
Ollantaytambo sorge in fondo alla fertile valle sacra degli Inca a pochi km da Cuzco, ed è una complessa costruzione formata da terrazzamenti scavati nella roccia viva.
Collegata con una scalinata che termina con massicce costruzioni rimaste interrotte.
All’interno delle mura sorge un gruppo di edifici a carattere religioso.
La imponente costruzione del Tempio del sole che rappresenta uno dei traguardi più alti della raggiunti dall’architettura incaica.
Questi blocchi giganteschi provenivano da una cava sul lato opposto della montagna, ed erano trascinati a forza di braccia giù dalla cava, portati oltre il fiume e issati sulla montagna legandoli con grosse funi. Enormi pietre semilavorate restano sul punto in cui furono abbandonate rendendo la zona archeologica di notevole e misterioso interesse.
Tambomachay
Ci troviamo a pochi km da Cuzco, le rovine di Tambomachay si trovano a 3700 metri di altitudine. Luogo dedicato al culto dell’acqua, è costituito da costruzioni a terrazze addossate alla montagna sulle quali l’acqua scorre attraverso canali in pietra, il tutto caratterizzato dalla solita tecnica di costruzione composta da pietre finemente lavorate unite a secco ed interrotte dalle consuete nicchie e porte trapezoidali.
Valle Sacra Pisac
Pisac si presenta con grandi serie di terrazzamenti coltivati.
In posizione dominante le rovine delle abitazioni costituite da una trentina di edifici indipendenti l’uno dall’altro.
Il quartiere sacro al quale si accede superando l’ingresso principale dove si apre uno stupendo paesaggio.
Da notare l’elemento architettonico prettamente Inca che contraddistingue questo tipo di costruzione: l’apertura di finestre e nicchie trapezoidali che ritroviamo in quasi tutte le strutture murarie. Chissà se questa forma geometrica per gli Inca aveva qualche significato particolare boh …….. mistero!
La città sacra, centro spirituale Inca, venne scoperta nel 1911da un esploratore statunitense mentre era alla ricerca delle rovine di Vicabamba, e senza dubbio è la più fantastica realizzazione del genio Inca, probabilmente rifugio degli ultimi difensori dell’Impero. Al contrario di Cuzco che rappresentava il centro politico e amministrativo dell’Impero Inca, la misteriosa città di Machu Picchu rappresentava il centro spirituale di questo grandioso Impero precolombiano sospesa a 2500 metri di altitudine, ai piedi della giungla amazzonica nascosta dietro una catena di vette altissime.
Una volta terminato il sentiero di camminamento la vista è spettacolare ed ineguagliabile …………………… quì parlano le immagini.
Machu Picchu è circondata da un esteso sistema di terrazzamenti per colture, opere di ingegneria complesse e gigantesche.
La porta principale di accesso della città.
Il Tempio del Sole, una roccia levigata all’interno indicato come altare per cerimonie dedicate al culto del sole, la forma dei muri perimetrali a forma di parabola danno alla struttura una forma singolare.
Scavata nella roccia alla base del Tempio del Sole la Tomba Reale.
Alcune immagini del settore urbano.
Nel punto più alto di Machu Picchu si trova il “luogo dove si lega il Sole”. Tagliata nella roccia viva la colonna al centro permetteva agli Inca di conoscere l’altezza del Sole e quindi di conoscere l’ora, le stagioni, i solstizi, gli equinozi in base alla lunghezza dell’ombra gettata.
Uno degli edifici più belli e ben conservati di Machu Picchu, il Tempio Principale.
Il Tempio delle tre finestre.
Quello che stupisce sono le dimensioni dei blocchi di pietra utilizzati per la costruzione degli edifici, monoliti imponenti che sorprendono per potenza, precisione e dimensioni dall’assenblamento perfetto degli spazi. Un lavoro impensabile per gente che non conosceva l’uso della ruota, squadre e attrezzi di metallo, e che assomigliano, come vedremo a strutture già viste in altre parti del mondo………..
Siamo alla fine del nostro viaggio, tornati ad Agua Callentes il trenino ci porterà a Ollantaytambo, poi il volo su Lima e il ritorno a casa………..
Breve riflessione:
La civiltà Inca fu una delle ultime culture a vedere la luce nel continente americano prima dell’arrivo degli europei. Secondo la leggenda, essa nacque verso la fine del II millennio aC dove scavi archeologici la fanno risalire alla cultura di Tiahuanaco, quando il figlio del sole Manco Capac e la sua consorte uscirono dalle fredde acque del lago Titicaca e si spostarono a nord finchè giunsero in una vallata dove piantarono in terra un bastone d’oro e fondarono la città di Cuzco, destinata a diventare capitale del loro regno. Del periodo coloniale le cronache del tempo ci hanno detto tutto, resoconti dettagliati degli avvenimenti scritti da testimoni oculari sono rimasti memorabili come i testi di Pedro de Cieza Lèon, il quale oltre a descrivere i costumi e le tradizione incaiche denuncia la crudeltà dei conquistadores, spietati aguzzini accecati dalla bramosa ambizione e dalla sete di oro. Furono sterminate intere popolazioni e dai circa 4.5 milioni di abitanti originali ne rimasero circa 800 mila. La crudeltà degli assassini commessi è insopportabile anche da descrivere. L’ultimo Inca, il leggendario Tupac Amaru, riuscì a riorganizzare l’ultima resistenza contro gli spagnoli fino al 1572 quando venne catturato e giustiziato, e con lui morì definitivamente la sua dinastia. Gli Inca non esistono più, gli idoli furono distrutti, i sepolcri profanati dai cercatori d’oro, i figli della nobiltà Inca vennero educati dai Gesuiti e Francescani e le loro terre furono spezzettate in tanti piccoli feudi sfruttati dagli spagnoli. L’urto tra le due civiltà – quella del vecchio e del nuovo mondo - fu un evento tremendo ed è ancora una pagina nera della storia dell’intera umanità.
“ Sono le persone migliori del mondo e le più miti di tutte, senza la minima idea di ciò che è male, non uccidono e non rubano…… amano i loro vicini come loro stessi e parlano nella maniera più dolce del mondo…..sono sempre allegri”.
Così scriveva nei suoi diari Cristoforo Colombo dei nativi americani con una sorta di ammirazione e stupore nei suoi primi viaggi.